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BAFFI, QUANDO LE DIMISSIONI DAL CONSIGLIO REGIONALE ?

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Lunedì 19 Aprile 2021

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"In fondo, l’ennesima (e chissà se definitiva) evoluzione della consigliera regionale Patrizia Baffi (da oggi ufficialmente entrata in Fratelli d’Italia, dopo essere stata eletta nel 2018 per il Partito Democratico ed essere poi brevemente transitata in Italia Viva) potrebbe anche non sorprendere e nemmeno aggiungere nulla riguardo alle valutazioni sulla spregiudicatezza politica della protagonista di questa vicenda, che ha già riservato ai democratici lodigiani profonde delusioni ed amarezze.

Ma in realtà, non si può davvero restare indifferenti di fronte alla clamorosa distanza di valori che separa il punto di avvio e quello di attuale approdo del suo percorso, perché qui non si tratta della scelta di itinerari differenti per raggiungere obiettivi tutto sommato condivisi, bensì di un passaggio tra due mondi che sono divisi da incolmabili abissi quanto a retroterra culturale, identità storica e principi di riferimento.

Nel 2018 Patrizia Baffi è stata sostenuta con lealtà e votata con serietà da una comunità politica che ha tra i suoi riferimenti irrinunciabili il riconoscimento della lotta di Liberazione dal nazifascismo come fondamento della nostra democrazia ed ora in avanti, invece, rappresenterà un partito che ha una classe dirigente ed una base di sostenitori che vivono con malcelata insofferenza l’imminente ricorrenza (il 25 Aprile) che celebra quel crocevia nella storia del nostro Paese; un partito (giusto per portare un esempio) che esprime sul territorio figure istituzionali che considerano “anacronistico” il ricordo di eventi come l’eccidio dei Martiri del Poligono di Lodi.

Il Pd rispetta sempre le persone e le loro scelte, anche quando sono choccanti e sgradevoli come quella appena fatta da Patrizia Baffi, che come chiunque altro ha tutto il diritto di decidere dove e con chi stare. La stessa Baffi ha però il dovere di rispettare quanti con il loro voto le hanno affidato il compito di rappresentare in Regione determinati valori, che vedono ora vergognosamente umiliati e svenduti. Se fosse davvero “coerente” e seria come continua a rivendicare, Patrizia Baffi dovrebbe quindi dimettersi, lasciando il seggio in consiglio regionale a chi vuole ed è in grado di interpretare fedelmente il mandato ricevuto dagli elettori. In caso contrario, qualsiasi ulteriore richiamo, da parte sua, a questioni di “coerenza” risulterebbe completamente privo di credibilità.

In tutti i passaggi di questa brutta situazione il Pd lodigiano non ha mai evitato di farsi carico, al suo interno e nelle dichiarazioni pubbliche, di un senso di responsabilità critica per non aver colto con lucidità e tempestività i controversi tratti della personalità politica di Patrizia Baffi che sono poi emersi con crescente evidenza.

Con questi errori di valutazione abbiamo già fatto amaramente i conti, ma a chi ancora oggi ci chiede di fare “mea culpa” rispondiamo che il Pd è senz’altro più vittima che artefice. Perché un conto è la consapevolezza (già presente nel 2018) di una certa “disinvoltura” tutta orientata alla ricerca del consenso, ben altro la possibilità di prevedere un allontanamento così siderale dai nostri valori e dal nostro modo di essere comunità politica.

Ora dobbiamo guardare avanti, facendo tesoro anche di questa negativa esperienza, che resta come monito ma che bisogna definitivamente superare, perché la nostra società, le nostre comunità locali e tutto il territorio hanno problemi ben più seri e concreti a cui dedicare impegno ed energie che non le mutevoli collocazioni partitiche di Patrizia Baffi, che se ha bisogno di trovare un alibi per giustificare le sue scelte di puro opportunismo dovrà cercare argomenti più convincenti. Il Partito Democratico è presente e radicato nel territorio, con numerosi Circoli e militanti, ed è costantemente impegnato in un lavoro politico di informazione, analisi ed elaborazione di proposte, anche attraverso frequenti momenti di confronto con i cittadini: è a questo lavoro e questo impegno che Patrizia Baffi si è sottratta, nascondendosi dietro il paravento di uno sbandierato “pragmatismo” che in realtà era solo insofferenza per la condivisione e la collegialità ed in definitiva per i suoi doveri, che ha vistosamente e poco onorevolmente disatteso".

Pd lodigiano

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