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SANITÀ NEL LODIGIANO: QUALCOSA NON VA

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Lunedì 22 Novembre 2021

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Dall’inizio della pandemia abbiamo assistito nel nostro territorio, ma non solo, ad una riduzione dei controlli e degli interventi per le patologie a più alto impatto sulla salute delle donne.

Ma non solo. Il lockdown, la restrizione degli spazi di socialità e le difficoltà economiche di molte famiglie hanno aumentato di molto tra le donne il rischio di forme di violenza, depressione, stress lavorativo, esaurimento e altre patologie soprattutto tra le professioniste che ogni giorno lavorano a stretto contatto con pazienti, bambini e anziani.

Questo è il quadro che emerge dall’Ordine del Giorno presentato il 9 novembre in Consiglio Regionale da Paola Bocci del PD nel quadro delle discussioni sul progetto di Legge Regionale per la modifica della cosiddetta legge della sanità.

Il bilancio di questo periodo di pandemia rende evidente che la salute è un valore universale, che la natura di bene pubblico e la rilevanza dei servizi sanitari pubblici stanno mostrando le lacune di un sistema sanitario regionale. Disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali e tempi di attesa elevati per la fruizione delle prestazioni sono solo alcuni dei punti deboli a cui la nuova legge sulla sanità regionale dovrà trovare soluzione. È necessaria una sanità meglio strutturata che sappia prendersi cura delle persone, garantendo risposte appropriate e tempestive ai bisogni di salute e prevenzione, sempre e non solo in condizioni emergenziali.

“Negli ultimi anni si sta assistendo ad un’incidenza dei tumori al seno in età sempre più bassa” dichiara Barbara Gualtieri portavoce provinciale di DonneDem del lodigiano “una tendenza che preoccupa perché rende necessario uno sforzo in più nelle attività di prevenzione e di cura di una malattia spesso invalidante in giovani donne”.

Le donne, come spesso evidenziato, sono in condizioni di maggiore fragilità perché troppo spesso su di loro ricadono le attività di cura sia dentro sia fuori casa. Il loro ruolo di mamme, spesso con la responsabilità della cura di genitori anziani, si somma a professioni fortemente a rischio di burnout, come insegnamento, le professioni mediche e di assistenza sociale.

“ribadiamo con forza” afferma la segretaria provinciale Pd Roberta Vallacchi “la necessità di ripensare ad una sanità territoriale, che sia vicino alle persone, che si prenda cura delle persone e delle donne in primo luogo”.

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