Quando è nata dieci anni fa l’Officina era solo il sogno di due visionari in cerca di un luogo dove provare a cambiare le regole del mondo del lavoro e della fragilità.
Adesso la creatura di Paola Pozzo e Marco Notari è una cooperativa sociale, che ha sviluppato ben 7 commesse in convenzione articolo 14, con 43 annualità, accogliendo oltre cento persone tra tirocinanti, formazione on the job e altre formule di inserimento.
Per celebrare questa tappa importante l’Officina ha organizzato un Open Day di due giorni per il 24 e il 25 giugno. Le porte della cooperativa in via Molinari a Codogno saranno aperte dalle 10 alle 19 per mostrare macchinari, operatori, progetti e per degustare i prodotti, ma anche per inaugurare un nuovo punto vendita, che potrebbe diventare il punto di riferimento di coloro che vedono nella spesa anche un momento di impegno sociale.
Tra i risultati vincenti dell’Officina ci sono una serie di progetti, sostenuti dai cittadini, dagli enti locali, da Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi: L’Orto di Tutti, il Community Truck, il progetto AgriCulture Social 3.0, solo per citarne alcuni.
Le tappe di questo percorso vengono raccontate direttamente da una dei fondatori, Paola Pozzo.
“Marco ed io arriviamo dal mondo del Profit, io architetto e lui imprenditore di un’azienda meccanica. Nel periodo della crisi 2008-2011 abbiamo iniziato a lavorare nel Non Profit presso la cooperativa sociale Il Carro di Paullo. Un’esperienza che ci ha cambiato, al punto che dopo tre anni, abbiamo chiesto di acquisire una commessa di che avevano a Codogno, e siamo partiti da zero con una cooperativa sociale B, che cioè si occupa specificatamente di inserimento lavorativo di persone con disabilità. All’inizio non è stato facile, perché nessuno ci conosceva nel Lodigiano (io piemontese, Marco ligure) poi piano piano siano stati adottati dalla comunità”.
Un inizio complicato?
“Ci sono state tante vicissitudini, perché abbiamo perso dopo solo 2 anni la nostra principale commessa e ci siamo dovuti reinventare. Siamo entrati nelle rete di Agricoltura Sociale lodigiana e qualche anno dopo abbiamo aperto il laboratorio di trasformazione. Dopo soli 15 giorni è arrivata la pandemia e abbiamo dovuto chiudere! Nel 2022 abbiamo acquisito un negozio di frutta e verdura e pochi mesi dopo è iniziata la guerra in Ucraina, con caro energia e nuova crisi economica. Tante ripartenze e la tenacia nel non mollare ci è venuta dai nostri ragazzi: vogliono lavorare, non deprezzano mai gli incarichi che gli vengono assegnati, anche se sono apparentemente umili, una dedizione totale…ogni imprenditore vorrebbe collaboratori così. Quando abbiamo fondato L’Officina avevamo solo quest’idea: un luogo dove le persone con disabilità potessero essere protagonisti di una costruzione…e oggi lo vediamo sotto i nostri occhi”.
Quali sono i risultati di cui andate fieri?
“In questi anni abbiamo cercato di farci conoscere sul territorio, creando dei legami, che nel Terzo Settore sono davvero molto importanti, perché è insieme ad altri che costruisci un pezzo di mondo nuovo. La cosa più importante per noi è il lavoro di rete. Un altro aspetto distintivo è un modello di inserimento senza educatori. Noi lavoriamo insieme alle persone disabili, con e non per loro. Nello sviluppo del modello ci aiuta Marilena Zacchini della Fondazione Sospiro e la sua equipe: stiamo facendo con lei e i servizi dell’Ufficio di Piano sperimentazioni davvero interessanti”.
Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
“Mettere a punto ancora meglio il modello di inserimento lavorativo che sta già dando buoni frutti, affinché le persone siano sempre più facilitate a fare un percorso che le porta a crescere fin dove possono arrivare. E poi potenziare la nostra partecipazione alla rete dell’agricoltura sociale”.
Una valutazione complessiva su questi dieci anni?
“Sono stati anni bellissimi e intensissimi e tante volte avremo voluto gettare la spugna.
Non è facile costruire un’impresa che poggia tutto sulla fragilità… ma quando parli con i nostri ragazzi, felici di lavorare e lavorare insieme ritroviamo la ragione per ricominciare.
E poi il legame con la comunità: in 10 anni sono tantissimi i rapporti di stima e amicizia vera nati dal fare insieme. Ci sentiamo di dover ringraziare tantissimo per questi 10 anni, un traguardo che sentiamo di condividere con l’intera comunità lodigiana”.
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