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LINEE GUIDA PER L’ECONOMIA CIRCOLARE

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Giovedì 09 Luglio 2020

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Dall'impresa specializzata nell'allevamento ittico non intensivo alla società che produce vaschette alimentari biodegradabili, dalla multinazionale di altoparlanti per il cinema al piccolo produttore artigianale di calzature che utilizza solo materiali eco-friendly.

Ma ci sono anche l'attività di designer di gioielli di lusso, quella che realizza mobili su misura senza formaldeide, chi restaura opere lignee e arredi di varie epoche e chi produce oggetti in ceramica con particolare attenzione all'utilizzo del materiale di scarto. La grande casa di moda internazionale e lo storico pastificio milanese con certificazione di qualità europea, la cooperativa che produce funghi dai fondi esausti del caffè e la rete di aziende che realizzano e installano kit per convertire i veicoli tradizionali in elettrici.

Sono solo alcune delle cinquanta imprese del territorio di Milano, Monza Brianza e Lodi che hanno aderito al progetto RI-ECCO di promozione dell’economia circolare, realizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Una trentina di queste aziende hanno poi partecipato ai tavoli di lavoro, suddivise tra produzione manifatturiera (14), servizi (7), cave e asfalti (7). Dai risultati emerge che la loro performance di circolarità complessiva è del 34% rispetto a  una media italiana del 26% con punte del 49% nella fase di utilizzo e del 36% in quella del design del prodotto.

Obiettivo di queste imprese aumentare le proprie strategie di economia circolare puntando su: utilizzo di forniture provenienti da fonti rinnovabili, materiali riciclati o biodegradabili, recupero e riutizzo dei prodotti scartati, estensione della vita del prodotto, offerta ai clienti di un prodotto-servizio che preveda assistenza e manutenzione, condivisione delle risorse.

Tra le difficoltà riscontrate: la scarsità di materie prime circolari disponibili sul mercato e le difficoltà tecniche nello scambio dei sottoprodotti di produzione, le scarse conoscenze all’interno della filiera e la difficoltà a controllare i fornitori, la percezione ancora diffusa che i prodotti e i materiali derivati da riciclo o riutilizzo siano di minore qualità.

Tra le richieste: maggiori incentivi a supporto del mercato dei prodotti circolari, creazione di network per facilitare il reperimento dei materiali riciclati e lo scambio degli scarti di produzione, più informazione e formazione a livello aziendale ma anche sociale e scolastico.

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