Lodi da troppo tempo ha dimenticato Felice Vanelli (1936-2016).
Questa esposizione con inaugurazione sabato 3 febbraio alle 17.30 nell’atrio della BCC Centropadana in corso Roma, è un doveroso omaggio del curatore Tino Gipponi all’artista lodigiano anche nel ricordo di un’amicizia giovanile protrattasi per venticinque anni.
Di scena la pittura asprigna di Felice Vanelli dei primi dieci anni (dal 1961). Si tratta dei primi anni di una carriera feconda di lavori con alcune mirabili imprese da affreschista e in possesso di una rara capacità disegnativa, dote preminente della forma, non convenzionale e tantomeno accademica.
Criticamente la stesura pittorica di Vanelli in quegli anni è d’impasto denso, a volte grumoso, di pennellata compendiaria e di sbrigativa immediatezza. Amante della figura, non predisposto come paesista, emerge la padronanza disegnativa in queste sue opere con un cromatismo di contrasto, dissonante perché lontano dalla ricerca tonale. Il catalogo riassume queste valutazioni, oltre ad accenni biografici e di precisi riferimenti aneddotici in armonia con una intensa amicizia e solidarietà d’intenti che ha legato il pittore al critico partendo dagli aurorali anni appunto di giovinezza, dell’età che non si scorda mai.
La mostra proseguirà fino al 25 febbraio
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