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AL VIA IL PROGETTO P.I.P.P.I.

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Venerdì 31 Marzo 2023

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Il Lodigiano rafforza il suo impegno per la tutela dei minori e la prevenzione del disagio. Grazie alle azioni previste dal Pnrr presentato dall’Ufficio di Piano sul sostegno alla genitorialità, tutti i Comuni potranno beneficiare degli interventi promossi dal programma P.I.P.P.I (Programma di Intervento per Prevenire l’istituzionalizzazione) del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il più ampio piano avviato finora nella storia delle politiche sociali in Italia.

L’obiettivo è quello di mettere in campo azioni di contrasto attivo all’insorgere di situazioni che favoriscono le disuguaglianze sociali.

A parlarne è Cristina Colombi, referente territoriale per il programma e psicologa dell’Area Minori e famiglia, prevenzione e politiche giovanili dell’Ufficio di Piano.

“Dopo mesi di lavoro abbiamo individuato e raggiunto le prime 10 famiglie che verranno inserite nel progetto”, spiega Colombi. “Abbiamo completato la formazione degli operatori ed ora contiamo di far partire le prime azioni”.

Qual è l'obiettivo del programma?

“Il programma P.I.P.P.I nasce per rispondere al bisogno di ogni bambino di crescere in un ambiente stabile, sicuro, protettivo e “nutriente”, contrastando attivamente l’insorgere di situazioni che favoriscono le disuguaglianze sociali, il disagio emotivo, le separazioni inappropriate dei bambini dalla famiglia di origine. Lo si farà attraverso l’individuazione delle «idonee azioni» di carattere preventivo, che hanno come finalità l’accompagnamento non del solo bambino, ma dell’intero nucleo familiare in situazione di vulnerabilità. Le iniziative consentono l’esercizio di una genitorialità positiva, responsiva e responsabile e la costruzione di una risposta sociale ai bisogni evolutivi dei bambini nel loro insieme.”.

A chi si rivolge?

“Si rivolge alle famiglie residenti nei 61 Comuni dell’Ambito di Lodi che hanno a carico minori tra i 0 e i 17 anni, con un focus maggiore per la fascia 0-11. Il programma consente di intercettare più efficacemente i nuclei familiari fragili, in modo da promuovere l’esercizio di una genitorialità positiva ed evitare che vengano segnalati alla tutela minori. Io mi sono occupata personalmente di mettere in rete tutti gli enti che faranno in modo di portare un aiuto concreto ad almeno 10 nuclei familiari. Tra i primi enti coinvolti ci sono i Servizi sociali del territorio e le scuole”.

 

Come funzione il programma nel concreto?

“Come prima cosa c’è la presa in carico della famiglia da parte di una equipe multidisciplinare composta inizialmente da due figure: l’operatore che ha proposto la famiglia al programma e il coach, la figura prevista dal progetto P.I.P.P.I. a cui è affidato il compito di gestire il caso specifico. Nell’equipe poi possono essere coinvolti anche gli insegnanti, gli operatori specialistici come gli psicologi e le figure informali vicine alla famiglia, come allenatori sportivi, oratori o vicini di casa. Una volta creato il gruppo di supporto, i suoi membri si incontrano periodicamente per fare un’analisi del bisogno della famiglia e per individuare le azioni e le risorse più indicate a fornire aiuto. Ad esempio, si può decidere per l’attivazione di un educatore, che avrà il compito di supportare sia il minore che i genitori nella quotidianità. Alla fine del percorso è prevista anche una fase definita “di studio”, che consiste in un’analisi dei risultati portata avanti dall’Università di Padova in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano”.

Quali attività partiranno nel lodigiano?

“Ce ne saranno diverse. Dalla proposta di attivazione di un percorso educativo modellato sul singolo minore, fino al sostegno sociale alla famiglia nella vita di tutti i giorni, attraverso l’aiuto di realtà del Terzo Settore o informali. Costruiremo anche gruppi di supporto per minori e per genitori, così da fornire loro occasioni di confronto e strumenti per affrontare al meglio le loro difficoltà”.

Quali risultati vi aspettate da questo progetto?

“L’aspettativa è molto alta. Stiamo avendo un buon riscontro dagli assistenti sociali, che lo vedono come uno strumento in più di aiuto per quei nuclei familiari fragili che possono beneficiare di un lavoro di rete e di supporto da parte di diversi operatori. Inoltre, l'analisi dei dati presentati dall’Università di Padova sui territori che hanno già attivato il piano negli scorsi anni ha dimostrato che il progetto è efficace. Siamo molto fiduciosi”.

In quale contesto di prevenzione del disagio sociale dell’Udp si inserisce?

“In questi anni ci siamo impegnati molto per la costruzione di reti per le famiglie, e questo progetto ci permette di migliorare ancora di più il sistema di supporto e arrivare a più persone possibili. Da sempre facciamo attività di prevenzione scolastica e di supporto alla genitorialità, e il progetto P.I.P.P.I. ci consentirà di coinvolgere ulteriormente le scuole e la rete territoriale, offrendo più opportunità di sostegno grazie a una rafforzata collaborazione tra enti e operatori”.

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