Ieri, una pattuglia di Baschi verdi della Guardia di Finanza di Bergamo ha arrestato un trentaquattrenne di origini marocchine, domiciliato nella Bassa Bergamasca, con diversi precedenti a carico, sul quale pendeva un ordine di cattura - datato 2016 - della Procura della Repubblica di Torino.
Un provvedimento emesso dalla magistratura piemontese a seguito di un cumulo di pene che lo condannavano a 5 anni di reclusione per il reato di contraffazione di documenti e per aver violato la normativa sull’immigrazione.
L’uomo è risultato destinatario anche di un mandato di arresto europeo, in corso di acquisizione dalle autorità straniere.
Erano le 10.40 di domenica quando i finanzieri, in perlustrazione a Dalmine, hanno notato una macchina con a bordo due persone ferma in un parcheggio pubblico. È stato così che i militari si sono avvicinati all’auto. I due passeggeri, un italiano ed un nordafricano, senza tradire particolare nervosismo, hanno mostrato i propri documenti. In particolare ha esibito agli operanti una carta d’identità successivamente risultata contraffatta. Il documento ha insospettito i Finanzieri ai quali non è sfuggito che riportava la foto della persona fermata, mentre i dati soprattutto l’età palesemente non corrispondeva.
Attraverso il tablet in dotazione a tutte le pattuglie della Guardia di Finanza che operano sul territorio, collegato all’applicativo Grifo (che permette la consultazione in tempo reale delle banche dati in uso al Corpo) i militari hanno potuto acquisire - a video - la patente di guida dell’intestatario della carta d’identità loro esibita, che riproduceva una fotografia di una persona diversa da quella fermata.
A quel punto, vistosi scoperto, l’uomo ha dichiarato la sua reale identità, confessando di aver contraffatto il documento. Al termine delle operazioni l’uomo è stato portato in carcere, a Bergamo, dove dovrà scontare cinque anni di reclusione e rispondere di un’ulteriore accusa, l’uso di documenti falsi, grazie ai quali è riuscito a mascherare la sua reale identità ed a sfuggire per diversi anni ai controlli di polizia
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