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DIROTTA IL DENARO DEL MINISTERO SUL PROPRIO CONTO

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Lunedì 01 Aprile 2019

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I militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di finanza, nella mattinata odierna, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P del Tribunale applicativa della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di V.Z. (cl. 1964), funzionario in servizio presso il Ministero della Salute - Direzione Generale del personale, dell’organizzazione e del bilancio.

Le indagini avviate a seguito di approfondimenti antiriciclaggio relativi a transazioni finanziarie anomale, hanno consentito di appurare che il funzionario, incaricato di istruire le pratiche di rimborso delle spese di viaggio sostenute dal personale ministeriale, negli ultimi due anni ha fatto confluire sui conti correnti personali somme per ben 1.395.000 euro.

Il dipendente infedele aveva ideato un piano ingegnoso pur nella propria semplicità: una volta ricevute le fatture dalle società che avevano reso servizi al Ministero, provvedeva a falsificarle, inserendo nei mandati di pagamento il proprio IBAN bancario in luogo di quello del reale beneficiario.

Egli curava in prima persona la pratica amministrativa, seguendola nel relativo iter e interloquendo spesso con i vari uffici ministeriali, presso i quali godeva di fiducia e credibilità, essendo il principale referente per tali trattazioni. In altri casi, lo stesso produceva giustificativi di spesa relativi a missioni in realtà mai svolte, delle quali, grazie alla sua consolidata conoscenza della “macchina ministeriale”, riusciva comunque a ottenere la liquidazione. Gli importi illecitamente confluiti sui conti personali venivano poi in gran parte utilizzati per effettuare operazioni di gioco presso diverse sale video-lottery di Roma. Alcune somme sono state invece trasferite sui conti correnti dei propri familiari.

Oltre all’arresto è stato eseguito un sequestro dei conti correnti, beni mobili e immobili nonché valori dell’indagato per un importo complessivo di circa 200.000 euro. In tale circostanza, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati anche perquisiti i luoghi nella disponibilità dell’indagato, incluso il suo ufficio ministeriale.

Le ipotesi di reato contestate sono quelle di peculato e autoriciclaggio.

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