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EMICRANIA: TRATTAMENTO INNOVATIVO

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Mercoledì 15 Novembre 2023

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Prosegue il percorso di sviluppo della Radiologia Interventistica dell’ASST di Lodi, in forte crescita nell’ultimo anno sia per il numero di procedure eseguite sia per la qualità degli interventi effettuati: sempre più innovativi, mini-invasivi e in grado di offrire una risposta terapeutica a differenti patologie, operando spesso d’urgenza con un effetto “salvavita” per i pazienti.

Tra le novità recenti introdotte dalla Struttura guidata da Maurizio Papa, che fa capo all’Unità Operativa Complessa di Radiologia diretta da Paola Scagnelli, c’è un innovativo trattamento per la cura del dolore cronico e invalidante da emicrania: si chiama blocco del ganglio sfenopalatino e viene effettuato soltanto in pochi centri in Italia. I pazienti in cura presso il Centro Cefalee, seguiti da Simona Iurlaro dell’Unità di Neurologia diretta da Vincenzo Belcastro, vengono indirizzati alla Radiologia Interventistica nei casi in cui le terapie farmacologiche sono inefficaci o intollerate tanto da impedire una vita normale a chi soffre di episodi particolarmente gravi di emicrania, una patologia cronica molto diffusa e che colpisce in prevalenza le donne.

Come funziona? Tramite un sottilissimo catetere (ha circa le dimensioni di un tampone nasale) inserito nella narice si raggiunge in profondità la parte posteriore della cavità nasale andando ad anestetizzare direttamente il ganglio sfenopalatino, cioè la struttura nervosa responsabile della trasmissione del dolore durante gli attacchi di emicrania. 

“Il fastidio è davvero minimo per il paziente, paragonabile alla sensazione di un tampone nasale spinto un po’ più in profondità – spiega Maurizio Papa -. Durante la procedura, che dura all’incirca 15/20 minuti, si fa avanzare un piccolo e morbido catetere lungo il naso, orientandone la posizione attraverso i raggi X e andando a rilasciare un anestetico (in genere si utilizza la lidocaina) nel ganglio che si trova nel recesso sfenopalatino: la procedura blocca il dolore agendo sulla sua trasmissione nervosa. Si tratta di una terapia innovativa, minimamente invasiva, il cui effetto permane per circa 6 mesi e che quindi generalmente può essere ripetuto, all’occorrenza, un paio di volte l’anno. Come per alcune altre procedure di Radiologia Interventistica, non è necessario il ricovero ma il trattamento si esegue in day hospital e dopo poche ore la persona può riprendere le sue attività regolari. In questo caso operiamo in sinergia con l’Unità di Neurologia che si occupa di individuare i pazienti indicati per l’intervento e dei successivi controlli di follow up. La caratteristica della nostra équipe, infatti, è proprio quella di offrire un supporto trasversale a tutte le specialità cliniche dell’ASST di Lodi con un approccio terapeutico e non soltanto diagnostico”.

L’innovativo trattamento, disponibile da pochi mesi anche all’Ospedale Maggiore di Lodi e a cui si sono già sottoposti 7 pazienti, va quindi ad ampliare il ventaglio dell’offerta terapeutica dell’ASST di Lodi e contribuisce ad allungare l'elenco delle prestazioni offerte dalla Radiologia Interventistica, che si appresta a chiudere il 2023 con oltre 600 procedure totali contro le 531 effettuate nel 2022: tra queste si segnalano circa 200 biopsie complesse che prima dell’introduzione della Struttura non venivano effettuate, obbligando i cittadini lodigiani che avevano bisogno di tali prestazioni a rivolgersi altrove.

Sono inoltre state introdotte procedure più o meno complesse, che vanno dalle embolizzazioni vascolari salvavita per bloccare i sanguinamenti in urgenza (che permettono ai pazienti critici di non essere più trasferiti altrove in caso di bisogno) al trattamento di patologie benigne (fibromi uterini, varicoceli, artrosi, ipertrofia prostatica, dolori lombari), fino a interventi mininvasivi in ambito oncologico: sia quelli più consolidati nel tempo, come la chemioembolizzazione epatica o le ablazioni d’organo mediante radiofrequenze e microonde, sia interventi d’avanguardia che vengono eseguiti solo in pochi centri in Lombardia, come ad esempio le crioablazioni o la segmentectomia percutanea (un intervento che combina l’approccio endovascolare a quello percutaneo e che permette il trattamento per via mini-invasiva di lesioni epatiche che per dimensioni, fino ad oggi, potevano essere affrontate solo dal punto di vista chirurgico).

Dallo scorso luglio, inoltre, con l'upgrade dell'ASST di Lodi a CTZ (Centro Traumatologico Zonale) è stato attivato il servizio di pronta disponibilità 24 ore su 24, grazie all’impegno di tutti i componenti dell’Unità di Radiologia e all’ingresso di due nuovi giovani specialisti: il dottor Antonio Francioso, in arrivo da Ancona, uno dei migliori centri in Italia per la Radiologia Interventistica, e il dottor Antonio Arrichiello, di rientro da un anno di fellowship al National Institute of Health (NIH) di Washington.

“Tutte queste novità sono il frutto di un grande lavoro di squadra e dell’impegno di tutte le figure professionali che compongono l’Unità di Radiologia, dai tecnici ai medici, la cui collaborazione è indispensabile e preziosa. Sono possibili anche grazie alla sinergia con gli altri specialisti aziendali che collaborano per la messa a punto di una strategia terapeutica più ampia e a una gestione completa del paziente, garantendogli supporto durante l’intero percorso clinico - osserva Paola Scagnelli, direttore del Dipartimento dei Servizi dell’ASST di Lodi -. Per questo ringrazio la Direzione Strategica, e in particolare il Direttore Generale Salvatore Gioia, per aver creduto e investito in questo progetto convinto che il Servizio di Radiologia Interventistica rappresenti ormai un pilastro terapeutico indispensabile nei percorsi aziendali, soprattutto per quanto riguarda le patologie oncologiche e vascolari”.

“Sono molto soddisfatto per la crescita delle attività della Radiologia Interventistica, che rientra in un più ampio piano di sviluppo di tutto il quartiere interventistico dell’ASST di Lodi - conclude il Direttore Generale, Salvatore Gioia -. E’ un settore su cui abbiamo investito a livello tecnologico e strutturale per garantire prestazioni all’avanguardia in ambiti che prima non venivano coperti dall’ASST di Lodi”. 

 

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