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GIORNATA DELL'ALIMENTAZIONE

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Mercoledì 16 Ottobre 2019

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Sono quasi 229 mila le persone che in Lombardia nel 2018 sono state costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare. È quanto emerge in occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione, promossa dalla Fao, sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea).

La Lombardia è la quinta regione a livello italiano per numero di persone che hanno problemi a sfamarsi, dopo la Campania, la Sicilia, la Calabria e il Lazio.

Tra le categorie più deboli di indigenti ci sono i bambini con un’età compresa tra gli zero e i 15 anni: in Lombardia sono circa 51 mila, cioè quasi uno su quattro (il 22%) del totale delle persone in difficoltà.

A livello nazionale ci sono 2,7 milioni di affamati che nel 2018 sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare, di cui 453mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 197mila anziani sopra i 65 anni e circa 103mila senza fissa dimora.

La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo ha fatto attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli. 

La Giornata Mondiale dell’Alimentazione è l’occasione, per Patrizia Baffi che in Consiglio regionale segue le commissioni Sanità e Agricoltura, per rimettere al centro l’agricoltura e il ruolo che può svolgere nella riduzione dello spreco alimentare e nella promozione di un’alimentazione sana e nutriente per tutti.

“Oggi il numero di persone denutrite è di nuovo in aumento – spiega Baffi, riportando i dati della stessa Fao - sono infatti più di 820 milioni, praticamente una su nove, le persone che nel mondo soffrono la fame, mentre quasi altrettante soffrono di problemi legati a una alimentazione scorretta: 670 milioni sono gli obesi e, di questi, oltre 120 milioni hanno tra i 5 e i 19 anni e 40 milioni non raggiungono i 5 anni. Le patologie associate all’obesità incidono sui budget sanitari nazionali per 2mila miliardi di dollari l’anno. Cifre da capogiro. Ma non è solo una questione di quantità: un’alimentazione scorretta è diventata il principale fattore di rischio di morte per malattie non trasmissibili, compresa l’insufficienza cardiaca, il diabete e alcuni tipi di cancro”.

“La sfida vera è diventata quella di rendere facilmente accessibile a tutti una alimentazione sana e nutriente, ma deve cambiare il nostro modo di produrre, fornire e consumare il cibo. Dalla fattoria alla tavola, i nostri sistemi alimentari sono tuttora incentrati sulle colture intensive. Al momento facciamo affidamento soltanto su tre colture - frumento, mais e riso - per fornire quasi il 50% dell'apporto energetico alimentare globale. La varietà dei cibi è invece fondamentale per garantire una dieta sana e tutelare l’ambiente”.

“Ognuno, in questa sfida può svolgere un ruolo fondamentale. Gli agricoltori, certo, possono fare molto, ma chi governa può fare molto di più, perché può aiutare i consumatori a fare scelte alimentari più salutari, anche grazie ai mass media, a campagne di sensibilizzazione, a programmi di educazione alimentare e a iniziative presso le comunità. Chi governa, può inoltre supportare e incentivare metodologie di produzione alimentare più attente alla nutrizione, meno incentrate sulle colture intensive e più sulla diversità e sulle qualità nutrizionali”.

“Come gruppo PD, in Consiglio regionale, chiederemo di riportare l’attenzione in commissione Agricoltura sull’importanza di sostenere la diffusione di progetti che favoriscano lo sviluppo di filiere corte di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo, oltre che l’utilizzo sostenibile delle risorse in termini di consumi idrici ed energetici”.

“Quali sono gli obiettivi? Favorire la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, dal raccolto alla distribuzione, gestire le risorse naturali in modo sostenibile ed efficiente, tenendo in debita considerazione gli effetti dei cambiamenti climatici e rafforzare il valore dell’agrobiodiversità, si pensi soltanto che nel corso della storia sono state coltivate oltre 6mila piante a fini alimentari e oggi sono soltanto nove le specie che rappresentano il 66% della produzione totale”.

“Come recita lo slogan di questa Giornata – conclude Baffi – per un mondo famezero le nostre azioni sono il nostro futuro, quindi non resta che rimboccarci le maniche. E in fretta”.

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