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LA NOTTE DEL DISASTRO

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Giovedì 26 Novembre 2020

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"Ciò che accadde il ventisei novembre di diciotto anni fa chi l’ha vissuto non lo dimentica.

Ancora oggi ho buona memoria di quel martedì a partire dalle ore 18 circa, le ore a seguire quando iniziavano a giungere notizie difficili da credere e i giorni seguenti. Potrei scrivere addirittura un volumetto di quel vissuto. C’è chi lo ha fatto sotto forma di “solo immagini senza commenti”. Fu edito da La Tribuna di Lodi, giornale quindicinale d’informazione nazionale e locale; ora non più nel panorama dei mass media e dalla Cooperativa Ettore Archinti di viale Pavia a Lodi, sede del Circolo Enrico Cerri.

Il volume venne realizzato per raccogliere fondi per gli alluvionati e titolato “26 novembre 2002 la notte del disastro”. Visionando le sue pagine ci si rende conto di cosa avvenne. Un libro testimonianza. Per questa ricorrenza, riporto le poche righe a tergo nel volume che corredano questo diario fotografico. All’interno della copertina: Solo immagini, nessun commento.

Una profonda ferita è stata portata alla città dalla notte che ha sconvolto le case di migliaia di lodigiani. Sarà rimarginata, certamente, con il tempo e con innumerevolí fatiche. Ma non deve essere dimenticata, mai. Questo libro nasce dall'emozione profonda che ha colpito tutti, anche coloro che non hanno pagato un prezzo personale ai loro beni. Le fotografie sono un lavoro collettivo: fotografi professionisti, dilettanti del mezzo fotografico, persone colpite dall'alluvione che hanno usato l'obiettivo per fermare con un'immagine la devastazione della propria casa.

La Tribuna di Lodi li ringrazia, tutti, con uguale intensità. Senza di loro il libro non sarebbe nato.

La prefazione del libro: Quella notte del 26 novembre 2002 La notte del disastro, la notte della paura. L'acqua comincia a salire improvvisa. In alcuni quartieri arriva come un'ondata di piena, che spalanca le porte delle case e le devasta in pochi istanti. Nessuno era stato avvertito. Avremmo potuto unire a queste pagine centinaia di testimonianze, sofferenti o irate. Ogni via e ogni edificio colpito potrebbe raccontare la propria piccola o grande disgrazia: artigiani che hanno perso gli strumenti e il luogo di lavoro, abitazioni rese inagibili dall'acqua, beni perduti. Avremmo potuto aggiungere commenti e pesanti critiche politiche. No, non abbiamo seguito questa strada. Le immagini parlano da sole e, più che il passato, devono illuminare il nostro futuro. In ciò che è accaduto ci sono responsabilità: nella gestione quotidiana del territorio, nella predisposizione di efficaci mezzi di informazione e di protezione civile, nella disinvolta gestione dei beni naturali. Non si può continuare ignorando la terribile lezione del 26 novembre. Vincoli assoluti di inedificabilità nelle aree soggette alle esondazioni, nuove difese spondali e messa in sicurezza dell’esistente. Il fiume e l'ambiente vanno rispettati, non ci sarà strumento tecnologico che possa difenderci, quando facciamo un uso scriteriato della natura. Bisogna rimettere nel cassetto tutte le ambizioni che, per denaro o per imprudenza, sono state coltivate a spese del fiume. Bisogna guardare al futuro, perché ciò che è accaduto non si ripeta di nuovo. Quanto fu scritto allora è una riflessione che vale ancora oggi e anche per il futuro, in poche righe è stato descritto lo scenario dell’evento e il monito per il corretto operato da parte di chi deve tutelare i cittadini e il territorio".

Domenico Ossino Lodi 

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