Nei giorni scorsi, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lodi, nell’ambito di un piano finalizzato a contrastare il commercio di materiale contraffatto ed illegale, hanno sottoposto a sequestro una ventina dei virali pupazzi, distribuiti dalla catena di negozi cinese Pop Mart, meglio conosciuti come “LABUBU”, creati dall’artista Kasing Lung nel 2015.
Oramai icone globali e statement piece per accessori, difficili da reperire e venduti in blind box dedicati, i pupazzetti stanno spopolando sul mercato ed hanno conquistato il pubblico mondiale.
Una vera e propria frenesia collezionistica sul web che ha generato anche in Italia lunghe code fuori dall’unico negozio di Milano e che non poteva di certo passare inosservata al mercato del falso, pronto ad adattarsi e cogliere l’occasione favorevole per generare profitti illeciti, visto il successo commerciale ed il costo del pupazzo originale che supera i 40 euro al dettaglio.
I primi sequestri di sole poche centinaia di pezzi sono stati effettuati dalle autorità doganali, secondo un servizio della CNN dello scorso aprile e qualcosa inizia ad intravedersi sul territorio nazionale con diversi sequestri di diversi pezzi da parte della Guardia di finanza, che ha reperito il prodotto presso vari punti vendita non autorizzati.
Su questa scia, nel corso della costante e capillare azione di controllo economico del territorio per la prevenzione e repressione di fenomeni illeciti in materia di contraffazione marchi, le fiamme gialle del Gruppo Lodi e della Compagnia di Casalpusterlengo, operando congiuntamente, hanno eseguito due interventi ispettivi presso esercizi commerciali del lodigiano rinvenendo, collocati per la vendita, gli “introvabili” enormi portachiavi a forma di strani animaletti, contraffatti nei segni distintivi, nonostante fossero ben realizzati e dotati di un packaging curato con tanto di etichette Pop Mart e QR Code abilmente falsificati, tali da trarre in inganno gli ignari acquirenti.
Al termine dei controlli, i prodotti contraffatti sono stati sequestrati ed i responsabili sono stati denunciati alla competente autorità giudiziaria, mentre sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi finalizzati a ricostruire i canali di approvvigionamento, la rete di distribuzione e i relativi flussi finanziari, oltre a verificare l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti nella filiera illecita.
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