Marco Cappato, tesoriere dell'associazione 'Luca Coscioni' che da anni si batte sul versante dei diritti fondamentali, ha fatto tappa a Lodi.

Nell'aula magna del liceo classico Pietro Verri, davanti al pubblico delle grandi occasioni, si è soffermato sulla sofferta vicenda del 'fine vita', annunciando la notizia della giornata: la consegna alla Regione Lombardia delle ottomilacinquecento firme raccolte in regione per chiedere una normativa precisa che consenta di accedere al 'suicidio assistito'.

Bloccato dalla Corte Costituzionale il referendum nazionale sulla materia, l'associazione 'Luca Coscioni' ha deciso di puntare sulle Regioni, responsabili in ultima analisi delle Aziende per la Tutela della Salute - le realtà alle quali spetta il compito di aiutare il richiedente ad accedere all'eutanasia - di legiferare in merito, definendo le procedere da seguire in questo iter non facile.

Proprio nei giorni scorsi, il consiglio regionale del Veneto ha deciso di rinviare la questione, fortemente sostenuta dal presidente della giunta regionale Luca Zaia.

Farà la stessa cosa anche il consiglio regionale lombardo ?

Presto per dirlo; anzi, l'associazione 'Luca Coscioni' e le centinaia di persone che - anche nel Lodigiano - la sostengono sperano invece in un esito ben diverso.

E' quanto emerso dall'incontro in aula magna del Verri, dove è emerso un eventuale pericolo: il proliferare di normative regionali diverse tra loro, una sorta di 'spezzatino' gravido di rischi.

"Meglio uno spezzatino che il nulla dell'attuale legislazione, sia regionale che nazionale" ha osservato Cappato, preoccupato che il Parlamento non legiferi in materia, lasciando inascoltata la voce della Corte Costituzionale e, soprattutto, quella dei tanti cittadini che lo esigono: c'è il rischio latente di acuire ulteriormente la frattura tra il Paese reale e le sue istituzioni, a partire proprio dal Parlamento.