"Egregio Presidente della Provincia di Lodi,

le scrivo questa lettera, in forma aperta, avendo ricevuto l’invito, in quanto ex Consigliere Provinciale a partecipare il giorno 4/3 all’incontro “I primi trent’anni della Provincia di Lodi. Incontro con gli Amministratori di ieri e di oggi”.

Nei giorni scorsi, in attesa di decidere se aderire o meno al suo invito, sono accadute cose che mi hanno indotto a valutare attentamente questa possibilità. Fatti apparentemente “lontani” dalla celebrazione di un trentennale in Provincia di Lodi, ma, in realtà, intimamente legati non solo all’attività di chiunque agisca, o abbia agito, nella sfera delle istituzioni pubbliche, dovendo tra l’altro farsi spesso carico degli enormi problemi legati alla gestione dei fenomeni migratori,  ma anche tali da toccare intimamente e nel profondo ognuno di noi, amministratore pubblico o semplice cittadino.

Mi riferisco alla tremenda tragedia di Cutro, l’ennesimo, terribile e insopportabile, naufragio che ha coinvolto il destino di centinaia uomini, donne e bambini in fuga dalla sofferenza, dalla guerra e dalla fame, condizioni che spingono gli esseri umani, come facilmente comprensibile a chiunque sia disponibile a capire, a correre rischi tali da mettere a repentaglio anche la propria vita, ma anche alle intollerabili parole pronunciate successivamente dal Ministro dell’Interno Piantedosi, ex Prefetto di Lodi: ““La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli” Parole che giudico barbare, prive della minima empatia  che non solo negano la realtà di sofferenza di tanta parte della popolazione mondiale, ma negano il principio stesso di “sopravvivenza”, insito in ogni essere umano, tentando cinicamente di trasformare le vittime in carnefici.

Sulle dinamiche e le cause che hanno provocato questa strage si pronuncerà la magistratura, per il resto valgano alcune delle parole pronunciate da Mons. Orefice, Vescovo di Palermo: “… Non c’è spazio oggi per i qualunquismi (…) la responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni (…) il culmine simbolico di tutto ciò è stata la dichiarazione del ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo – il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime”.

E’ sulla base di queste parole, avendo saputo che in occasioni delle celebrazioni del trentennale è stato invitato, Lunedì 6/3, presso la Provincia il Ministro Piantedosi, profondamente convinto della necessità di un’assunzione di responsabilità che coinvolga non solo i singoli cittadini ma anche le Istituzioni tutte, che le chiedo di lanciare un segnale concreto che renda civilmente manifesta, a ogni livello, la totale inaccettabilità della frase pronunciata dal Ministro. Si ritiri l’invito al Ministro invitandolo a far pubblicamente e sinceramente, senza ambiguità, ammenda delle parole dette.

Lo deve a vittime e superstiti e alle loro famiglie, ma anche al giuramento di fedeltà alla Costituzione pronunciato al momento della sua nomina.

Se ciò avverrà sarò lieto di partecipare alle iniziative. In caso contrario declinerò l’invito e, attraverso questa lettera e non solo, chiederò ad altri Amministratori di disertare le celebrazioni del trentennale, manifestando in questo modo il loro dissenso, umano prima ancora che politico, verso le indegne parole del ministro Piantedosi.

Cordialmente

Emanuele Maffi – Consigliere Provinciale negli anni 1995-1999".