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PRODUZIONE DI MIELE ANCORA IN CALO

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Martedì 07 Agosto 2018

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Ancora una annata negativa per la produzione di miele in Lombardia con un calo medio stimato in circa il 50% rispetto a un’annata normale, con punte per alcune varietà che arrivano a sfiorare l’80%.

Sul territorio regionale si contano 140 mila alveari per una popolazione stimata di più di 4 miliardi di api. 

Dopo una primavera fredda e piovosa adesso con le alte temperature le api si muovono meno, riducono la produzione di miele e negli alveari sono impegnate giorno e notte in un’incessante attività per mantenere ventilato l’ambiente. 

“Dopo quella dello scorso anno – racconta Esterina Mariotti, apicoltrice di Pescarolo ed Uniti (Cremona) e presidente dell’Associazione produttori apistici cremonesi – anche questa è una stagione difficile: sulle varietà di miele stimiamo un calo del 40% sul girasole, del 60% sul millefiori mentre sulla melata, quasi del tutto assente, temiamo che la riduzione di produzione possa arrivare addirittura all’80%”. 

“Anche in montagna le api stanno facendo fatica – conferma Maria Soldavini, apicoltrice di Lonate Pozzolo (Varese) – e che faccia davvero caldo lo vediamo dal fatto che alla sera e nelle prime ore del mattino i nostri insetti fanno la cosiddetta “barba” all’alveare: in molti stanno all’esterno della loro casa per evitare che dentro l’ambiente si surriscaldi troppo”. 

Il calo produttivo non riguarda solo la Lombardia.

A livello nazionale, dove si contano 1,2 milioni di alveari che impegnano 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali, siamo di fronte a un crollo a macchia di leopardo della raccolta, dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Liguria alle Marche fino alla Sardegna.  

Nel 2017 la produzione di miele Made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei peggiori risultati della storia dell’apicoltura moderna. 

Quest’anno si rischia di peggiorare la situazione, con problemi sulle principali varietà di miele: dal castagno al tiglio, dal girasole al millefiori, dal coriandolo all’acacia, dall’arancio alla melata.

Una situazione che apre la strada alle importazioni da altri Paesi che già nel primo quadrimestre del 2018 hanno fatto segnare un vero e proprio boom del +32% per un totale di oltre 9,4 milioni di chili in particolare dall’Ungheria (+64%), dalla Romania (+46%), dalla Polonia (+34%) e dalla Cina (+19). 

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