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A RISCHIO GLI ALLEVAMENTI ITALIANI

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Martedì 12 Marzo 2024

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“Con il voto sulla direttiva emissioni industriali l’Unione Europea ha perso l’ennesima occasione di invertire la rotta, abbandonando le follie di un estremismo green che rischia di far chiudere migliaia di allevamenti, stretti tra una burocrazia sempre più asfissiante e la concorrenza sleale dall’estero”.

A denunciarlo è il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dopo la decisione degli europarlamentari riuniti a Strasburgo di votare l’accordo di trilogo senza emendamenti, quindi confermando l’inutile inasprimento dei criteri per ottenere l’autorizzazione di impatto ambientale per le aziende avicole e suinicole.

Resta, invece, l’esclusione delle stalle bovine dalla direttiva. Una delegazione della Coldiretti era giunta nella cittadina francese in occasione del voto con gli agricoltori europei del Copa Cogeca.

“Non ci fermeremo – aggiunge Prandini - e chiederemo di intervenire al nuovo Parlamento per correggere quelle scelte che penalizzano gli agricoltori italiani ed europei”.

Ad essere colpiti saranno numerosi allevamenti di suini e di pollame di medie e piccole dimensioni, con il risultato che sopravviveranno soprattutto le aziende di grandi o grandissime dimensioni, continuando quel processo di polarizzazione delle imprese agricole (molto grandi o molto piccole), contrario agli obiettivi della Commissione europea e non positivo per la tenuta del tessuto rurale italiano e, più in generale, europeo.

Penalizzate tra l’altro le aziende suinicole coinvolte nelle produzioni a Denominazione di origine protetta (Dop) assoggettate ai nuovi oneri, mettendo a rischio un comparto chiave dell’economia agroalimentare, turistica e dell’export italiani.

Si tratta del risultato di una valutazione d’impatto basata su dati imprecisi e vecchi, e di un approccio ideologico che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente, riducendo le aree a pascolo (perdita di biodiversità e paesaggi, minaccia alla vitalità delle aree rurali).

Ciò significa non riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici.

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