L’applicazione incondizionata del Green New Deal potrebbe avere effetti devastanti sulla filiera e i mercati del comparto agroalimentare: un calo della produzione di cibo stimato tra il 7% e il 12%, l’aumento delle importazioni europee del 12%, la netta riduzione della marginalità per i produttori (- 15%/20%) e un’impennata dei prezzi al consumo compresa tra il 9% e addirittura l’80%.
Lo studio di scenario sulla nuova PAC realizzato dal Dipartimento statunitense dell’agricoltura tocca probabilmente il nervo più scoperto e meno considerato del cammino verso la sostenibilità immaginato dalla Commissione Europea. Fino a dipingerlo come un traguardo illusorio, seppur presentato col vestito migliore di una ben orchestrata demagogia.
È un allarme netto e senza sconti per nessuno quello uscito dal convegno ‘Towards the new European Green Deal - Il ruolo dell’agrozootecnia tra nutrizione, sostenibilità e modelli produttivi’, tenuto nell’ambito delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona dove si sono dati appuntamento i presidenti Massimiliano Giansanti (Confagricoltura), Roberto Biloni (CremonaFiere), Piercristiano Brazzale (Federazione Internazionale del Latte), Tiziano Fusar Poli (Confcooperative Cremona e Latteria Soresina), Giovanni Daghetta (Cia Lombardia), Francesco Verrascina (Copagri), Gian Domenico Auricchio (Assocamere Estero), insieme a Corrado Cipollini (Ice - Italian Trade Agency) e Francesco Pallocca (Unido, l’organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo Industriale).
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