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IN TANTI AL CORSO ANTI-VIOLENZA

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Mercoledì 24 Gennaio 2024

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Tante le iscrizioni arrivate al corso di formazione promosso dal Centro Antiviolenza di Lodi, che partirà sabato 27 gennaio presso la Fondazione Comunitaria di Lodi.

Cinquanta persone si sono iscritte al corso, esaurendo tutti i posti disponibili e le organizzatrici si sono viste costrette a fermare le adesioni.

“Siamo colpite da questo risultato – spiega la presidente del Centro, Paola Metalla - . Il successo della proposta ci fa piacere. Penso che dipenda da un lato da alcuni recenti episodi di cronaca, come l’omicidio di Giulia Cecchettin, ma anche dal fatto che siamo stati appoggiati dalla Fondazione Comunitaria, che ci ospita nella sua nuova sede di corso Archinti 100 e che ci è vicina per progetti e iniziative”.

Il 13 gennaio alla presentazione del corso la sala era gremita e lo sarà anche nelle prossime date.

Durante le lezioni che si terranno il 27 gennaio e poi il 3, 10 e 17 febbraio, le iscritte impareranno cos’è il centro, quale rete esiste sul territorio, cosa devono fare quando ricevono una chiamata d’aiuto, come affrontare persone a disagio o scosse.

“Grazie al corso ci aspettiamo di trovare nuove volontarie per rendere il servizio di accoglienza e quello di assistenza telefonica ancora più completo - insiste Paola Metalla - . Non so se tutte diventeranno volontarie, ma almeno contribuiranno a diffondere sul territorio la cultura del rispetto delle donne e dei loro diritti”.

Anche perché il bisogno è grande, come dimostrano i recentissimi dati diffusi sull’attività dello scorso anno.

“Nel 2023 sono stati presi in carico a Lodi 187 casi, ma le richieste di aiuto sono state poco meno di 400 - dichiara la presidente - . Di queste 400 donne in difficoltà, 248 hanno avviato un percorso di prima accoglienza. Solo una parte è sfociata in una presa in carico efficace, promossa di concerto con le realtà che esistono sul territorio”. Tantem ma si tratta della punta di un iceberg, dal momento che molte donne non trovano la forza di reagire e di chiedere aiuto e farsi avanti.

“Uno degli scopi del corso è proprio quello di avere degli ambasciatori sul territorio, che spieghino quali strutture esistono e come approcciarle - conclude Paola Metalla - . Sarebbe un ottimo risultato se ci fossero dei referenti esterni, quasi delle antenne che registrano i bisogni emergenti e che ci mandano dei segnali”. Mentre le volontarie sono solo donne, ambasciatori e antenne possono essere anche uomini: perché è grazie alla loro collaborazione che possiamo cambiare una cultura.

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