Continua a non funzionare il sistema informatico a disposizione dei medici di famiglia lombardi.
“Mentre la maggioranza di centrodestra insisteva nel dire che in Lombardia la sanità sostanzialmente funziona - afferma la consigliera regionale lodigiana Roberta Vallacchi -, che non ci sono grossi problemi, che non serve una legge di riforma di iniziativa popolare, mancando di rispetto non tanto a noi consiglieri regionali del Pd, in opposizione, ma ai 100 mila cittadini lombardi che l’hanno sottoscritta, i medici di base si ritrovavano per l’ennesima volta con il sistema Siss (il sito su cui fanno tutte le operazioni che riguardano i pazienti, ndr) bloccato e non funzionante. Tra l’altro, nel tardo pomeriggio, proprio quando le persone escono dal lavoro e si recano dal medico. Altro che va tutto bene!”.
Non è la prima denuncia di cui si fa portavoce l'esponente del Pd, che stamattina è stata contattata da alcuni professionisti esasperati. E proprio ieri in consiglio regionale è stata bocciata dal centrodestra la legge di iniziativa popolare che mirava a rimuovere l’equivalenza tra sanità pubblica e privata dall’attuale norma regionale di settore e puntava sull’universalità del servizio, la ricostruzione della medicina territoriale, la prevenzione, l’eliminazione delle liste d’attesa e il governo della programmazione sanitaria.
Con 39 voti a favore e 23 contrari la maggioranza ha sancito il “non passaggio alla trattazione degli articoli” del testo di legge, mettendo fine al percorso iniziato a marzo del 2024 con il lancio della raccolta firme.
“Questi medici si sono persino scusati perché a loro sembra di ripetere sempre le stesse cose, ma nessuno gli dà retta, anzi, finisce pure che si creano scontri con i pazienti che chiaramente non capiscono come possano verificarsi continui disservizi. Eppure, sono un presidio fondamentale sul territorio, il loro lavoro è spesso pesante e il rischio che saranno sempre meno a volerlo fare è reale. Solo la giunta Fontana non se ne rende conto”, insiste Vallacchi.
“Di fronte agli operatori sanitari esasperati noi ci mobilitiamo, la maggioranza si gira dall’altra parte. Questa è la realtà. L’ho detto anche nel mio intervento in aula consigliare, che ho comunque incentrato sulla prevenzione. In Lombardia è stata smantellata completamente, dopo il grande lavoro fatto nella seconda metà del secolo scorso. Nel 1985 sono stati istituiti i dipartimenti di prevenzione e i laboratori di sanità pubblica e, dopo 7 anni, nel 1992, una legge dello Stato li ha a sua volta istituiti a livello nazionale proprio sul modello Lombardia. La quale è poi andata esattamente nella direzione opposta, iniziando uno scardinamento progressivo del sistema di prevenzione”, ha ricordato la dem.
“Da Formigoni a Maroni, a Moratti siamo passati dalle 15 Asl alle 8 Ats, dentro le quali la prevenzione è stata spezzettata, passando appunto da 15 a 8 dipartimenti, con un taglio netto delle risorse economiche e di personale che di fatto rende impossibile svolgere molte attività. Sbagliato completamente: la prevenzione fa risparmiare e migliora la qualità della vita delle persone. È necessario riorganizzarla, serve investire con risorse e personale, ricostruire i servizi. Ci auguriamo che la tessera a punti, che è un’assurdità, sia solo una boutade e che non si pensi realmente di attuarla”, insiste la consigliera Pd.
“Certamente, se i problemi sono ancora il mancato funzionamento del sistema che permette ai medici di base di lavorare e ai cittadini di accedere alle cure, la Lombardia di Fontana e Bertolaso è ancora all’anno zero. Ma loro non lo vogliono ammettere e bocciano senza porsi un minimo dubbio le richieste di 100mila lombarde e lombardi”, conclude Vallacchi.
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