“L’IFeC, l’Infermiere di Famiglia e di Comunità è una figura chiave della medicina territoriale e di prossimità. La presa in carico del paziente fragile con una patologia cronica, la promozione dei corretti stili di vita, il monitoraggio dell’aderenza terapeutica a domicilio da parte del paziente: sono parte integrante della sua mission”, spiega Eleonora Aloi, direttrice aziendale delle professioni sanitarie e socio sanitarie (DAPSS) dell’ASST di Lodi.
L’IFeC opera in Casa della Comunità: oggi presso le tre strutture dell’ASST (a Sant’Angelo, Codogno e Casalpusterlengo) sono 12, ma l’obiettivo minimo è perlomeno raddoppiarli.
Lo troviamo impegnato al PUA (Punto Unico di Accesso), insieme all’Assistente Sociale, pronto a leggere le condizioni di disagio dell’utente, legate spesso a problemi sanitari o sociosanitari e ad attivare il percorso assistenziale necessario. L’IFeC decide se esso è gestibile in Casa della Comunità o può realizzarsi direttamente a domicilio.
“I nostri operatori – racconta Aloi – già svolgono, anche su indicazione del medico curante, sorveglianza e monitoraggio a domicilio: verificano se il percorso terapeutico è gestito correttamente dal malato o aiutano il care giver a seguirlo adeguatamente; misurano i parametri vitali (dalla pressione alla saturazione – se sussiste un problema di carattere respiratorio -, dalla frequenza cardiaca all’accertamento della glicemia – se è un paziente diabetico”.
Ma l’infermiere di famiglia valuta anche come sta procedendo la medicazione di una lesione o la gestione di una stomia (a volte con il supporto di infermieri specialisti); se il setting che ospita il paziente è adeguato; se gli ausili per la mobilizzazione sono giusti; se c’è da attivare il servizio di assistenza e cure domiciliari .
“Insomma – sottolinea la direttrice della DAPSS – è un professionista dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria a tutto tondo”.
L’ASST d Lodi ha deciso, in questi giorni, di dare corpo ad una serie di progetti innovativi (anche con il supporto della telemedicina) che coinvolgono l’infermiere di famiglia e di comunità: sono stati già finanziati da Regione Lombardia e saranno avviati a breve.
Intanto l’home visiting infermieristico.
L’infermiere, cioè, verifica al domicilio del paziente, a 24 o 48 ore dalla sua dimissione dall’Ospedale, se tutto procede secondo le indicazioni terapeutiche dello specialista. Se è necessario lo visita più di una volta.
Si comincia, per ora, con i pazienti over 65, dimessi dal Pronto Soccorso e dalla Medicina.
Il secondo progetto è destinato agli anziani affetti da demenza o scompensi del comportamento che, per diverse ragioni non possono recarsi o essere trasportati in ospedale: in questo caso l’infermiere è parte del team (che comprende anche geriatra, terapista occupazionale, nutrizionista) che valuta a casa il malato.
Un terzo progetto, infine, riguarda il monitoraggio della medicazione al domicilio degli accessi venosi: con una strumentazione innovativa e un visore mobile si può verificare a distanza se tutto è eseguito correttamente, evitando il più possibile al paziente di fare l’operazione ambulatorialmente.
(Nella foto alcune operatrici della Casa di Comunità di Sant’Angelo Lodigiano. Da sinistra a destra: Oriana Ghidotti (Assistente Sociale), Edith Janneth Valdivieso (IFeC), Vincenza Basilicata (IFeC), Nicole Zarbo (Assistente sociale).
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