Partita sotto segnali incoraggianti, la raccolta del riso in Lombardia rischia di chiudersi con un calo quantitativo di circa il 10% rispetto a un’annata media, sebbene le rese e la qualità siano positive.
È quanto emerge da una prima rilevazione di Coldiretti tra i produttori mentre le operazioni di mietitura sono agli sgoccioli, diffusa in occasione del convegno “Il futuro del riso inizia con l’acqua. Agricoltura e cambiamento climatico: strategie per uno sviluppo sostenibile”, organizzato da Coldiretti Pavia alla presenza di esperti e rappresentanti istituzionali.
Ad aver influito sono stati in particolare la grandine, che ha flagellato alcune aree del milanese a raccolta già iniziata, e gli sbalzi termici con temperature anomale registrati in diverse zone nelle ultime settimane d’estate, che hanno frenato il completamento della maturazione delle piante.
“Prima del taglio la produzione di riso quest’anno sembrava ottimale, ma alla prova dei fatti, dopo la raccolta, abbiamo dovuto riscontrare un calo almeno del 10 per cento rispetto a una stagione normale – dichiara Ambrogio Cazzaniga, risicoltore di Rosate, a ovest di Milano – E chi ha avuto la sfortuna di essere colpito dalla grandine ha avuto perdite più importanti. Per quanto riguarda le rese, invece, qui da noi siamo nella norma, sicuramente meglio di un anno fa”.
“Nella nostra provincia l’andamento della raccolta cambia da una varietà all’altra – afferma Silvia Garavaglia, risicoltrice e presidente di Coldiretti Pavia – In generale, dalle prime stime emergono alcune sorprese sulla quantità di riso prodotto, in molti casi inferiore rispetto alle aspettative. La qualità e le rese, invece, sembrano buone”.
Si tratta di una situazione molto diversificata, che varia da una zona all’altra, ma che testimonia come l’agricoltura sia l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Alle difficoltà legate al clima si sommano quelle sul fronte del mercato dove le importazioni di riso straniero, aumentate del 10% nei primi sette mesi di quest’anno, fanno crollare i prezzi di quello italiano, con i produttori nazionali che si vedono pagare quasi la metà rispetto a pochi mesi fa. Le quotazioni all’origine per le varietà più note come il Carnaroli o l’Arborio, ad esempio, sono passate indicativamente da 1,-1,10 euro al chilo a 60-70 centesimi nell'attuale campagna.
Una situazione aggravata dal fatto che il 60% di tutto il riso importato in Italia gode di tariffe agevolate, con il 50% che arriva confezionato.
Sono tra l’altro preoccupanti le ultime notizie sulla revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) che rischia di portare ad una clausola di salvaguardia che, seppur basata sull’automatismo, potrebbe rivelarsi totalmente inefficace per la tutela del riso europeo.
Infatti, se applicata nelle modalità proposte, si attiverebbe solo al superamento di oltre 600mila tonnellate di riso base lavorato, una quantità assolutamente inaccettabile e inutile a difendere la filiera nazionale.
Era ricoverato a San Giovanni Rotondo, in Puglia, per...
E' accaduto nel Cremonese; le forze dell’ordine stanno...
Un uomo di 57 anni di Vescovato ha improvvisamente perso...