"Quello di chiedere un contributo ai manager pubblici di nomina politica che siedono nelle municipalizzate o enti e fondazioni pubbliche è un metodo inaccettabile che ricorda molto comportamenti clientelari da prima Repubblica": lo ribadisce oggi in un comunicato ufficiale Massimo Casiraghi, consigliere comunale a Lodi per il Movimento 5 Stelle.
Sotto accusa in particolare gli statuti di due partiti, Lega Nord e Partito Democratico.
"Che Lega e PD fossero due facce della stessa medaglia - osserva Casiraghi - già lo sapevamo e oggi abbiamo trovato un'ulteriore conferma. Da un’analisi dei regolamenti e statuti dei due partiti abbiamo infatti scoperto che entrambi hanno deciso di finanziarsi chiedendo ai nominati in enti pubblici e partecipate una quota del loro stipendio".
"Secondo quanto prescritto dallo statuto finanziario del PD lodigiano - spiega il consigliere comunale -, per candidarsi ad un ruolo di dirigente pubblico bisogna essere tesserati al partito e in regola con i pagamenti DOVUTI. All’articolo 7 invece si specifica che i nominati devono versare il 10% del loro stipendio mensile al partito. Nello statuto della Lega Nord invece è messo nero su bianco che anche i nominati hanno il dovere di contribuire al finanziamento della Lega Nord e che l’inadempienza a questa regola è causa di incandidibilità".
"Lega Nord e PD anche in questo si dimostrano uguali e identici - commenta Casiraghi -, voraci di finanziamento a tal punto da inserire nei loro regolamenti e statuti il pagamento di un contributo al partito. Parole scritte nero su bianco che non lasciano scampo ad interpretazioni".
"Chiediamo quindi al PD, che ha governato 20 anni la nostra città - conclude il consigliere dei 5 Stelle - chi sono e quanto versano i dirigenti pubblici nella casse del partito. Anche perchè parlano tanto di bilanci trasparenti ma dei bilanci non vi è traccia sui loro siti internet. Chiediamo inoltre alla Lega e alla Sindaca Casanova se questo sistema caratterizzerà anche le nomine che a breve si apprestano a fare. Il vice sindaco Maggi, da liberale, non dovrebbe poter accettare una pratica del genere, a meno che la nostra città non sia già caduta vittima di un compromesso al ribasso in cui gli interessi politici e dei partiti vengono prima di quelli dei cittadini lodigiani".
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