Sulla delibera di Giunta regionale per il contrasto al proliferare dei cinghiali che permette ai proprietari e ai conduttori dei fondi di esercitare funzioni di controllo del cinghiale sul proprio fondo e che, in sintesi, concede agli agricoltori abilitati di abbattere capi tutto l’anno, interviene Patrizia Baffi, consigliere regionale del Pd, componente della VIII Commissione Agricoltura e prima firmataria dell’interrogazione 3002, presentata in data 24 aprile, sul tema emergenza cinghiali.
“Pure il Gruppo regionale del Pd aveva sostenuto la tesi che anche l’agricoltore, munito di licenze e di tutte le autorizzazioni del caso, potesse esercitare sul proprio fondo una funzione di controllo”, fa presente Baffi.
Rispetto, però, al passaggio della legge in cui si parla di ‘divieto di esercitare, nella medesima giornata e zona, il controllo del cinghiale e l’attività venatoria’, aggiunge l’esponente Pd, “nonostante la norma sia condivisibile, vista la pericolosità dell’arma utilizzata, potrebbe ingenerare delle interferenze e delle incomprensioni con altre modalità di caccia, ovvero stanziale tipo lepre e fagiano o migratoria non da appostamento”.
In conclusione, dal punto di vista procedurale, precisa Baffi, “siamo, invece, ancora in attesa della zonizzazione del territorio lombardo, come abbiamo ben fatto presente nella nostra interrogazione, che vede Regione Lombardia in ritardo. Il tema della zonizzazione e delle successive modalità di gestione del cinghiale sarebbe dovuto andare di pari passo con la norma appena approvata. Senza una gestione complessiva del problema, il rischio che si corre è quello di aver attuato una possibilità che nell’intento è condivisibile, ma che da sola non risolve la questione e magari la ingarbuglia ancora di più”.
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