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EX CURIONI: INACCETTABILI IL TAGLIO DI 60 ADDETTI

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Martedì 01 Ottobre 2019

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La Federazione Provinciale del Partito Democratico sostiene le iniziative di mobilitazione programmate per il 2, l’8 ed il 22 ottobre dai lavoratori dell’ex Curioni di Galgagnano e dalle organizzazioni sindacali per richiamare l’attenzione sui pesantissimi esuberi di personale annunciati dalla proprietà (60 licenziamenti su un organico di 83 addetti) e sul rischio di chiusura di una unità produttiva storica e consolidata.

La gravità della situazione richiede un immediato impegno da parte delle istituzioni locali: la Provincia di Lodi deve farsi carico di assumere un’iniziativa per la convocazione di un tavolo territoriale, aprendo un confronto con la proprietà (la multinazionale Barry-Wehmiller Papersystems) che veda il coinvolgimento dei Comuni interessati, l’intervento di Regione Lombardia e la partecipazione di Assolodi e Assolombarda.

Nel frattempo, il parlamentare lodigiano del Pd e Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha avviato verifiche presso il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per valutare la possibilità dell’apertura di un tavolo di crisi ministeriale e dell’adozione di misure di sostegno ai lavoratori che dovessero eventualmente essere coinvolti nella manovra di riduzione del personale.

Le intenzioni di ridimensionamento o persino di chiusura dello stabilimento di Galgagnano destano sorpresa, oltre che preoccupazione, perché quella della ex Curioni (passata nel 2011 alla BW Papersystems) è una realtà sana che si colloca con una posizione di prestigio in un mercato settoriale che non appare in recessione. Anche se apparentemente immotivati, i segnali di progressivo disinteresse da parte della nuova proprietà per l’unità di Galgagnano erano stati lucidamente colti e più volte evidenziati da lavoratori e sindacati, che giustamente si erano interrogati sulla mancanza di investimenti in innovazione e di piani industriali capaci di delineare prospettive a medio-lungo termine, in un contesto gestionale che aveva visto l’avvicendamento di ben 7 top manager in 8 anni.

La richiesta di un esubero di 60 addetti su 83 è quindi inaccettabile, perché equivale a cancellare qualsiasi prospettiva di continuità per i lavoratori residui e per lo stesso sito produttivo: si tratta di una decisione che il nostro territorio non può e non deve sopportare, ancor più se assunta in modo unilaterale e senza un vero confronto.

 

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