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RILANCIARE LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO

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Sabato 15 Maggio 2021

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Quattro proposte per rilanciare sul territorio della Provincia di Lodi le attività di prevenzione sanitaria.

Ad avanzarle è la Federazione Provinciale del Partito Democratico, nell’ambito del lavoro di approfondimento avviato dalla commissione sanità della segreteria provinciale sulla riforma regionale del servizio socio sanitario.

“Si tratta di spunti che possono trovare agevole attuazione a breve termine, senza dover attendere i tempi della riforma regionale, che appaiono sempre più indefinibili, nonostante la sperimentazione introdotta dalla legge Maroni sia scaduta ormai da quasi 5 mesi - sottolinea la segretaria provinciale Pd, Roberta Vallacchi - Abbiamo individuato il tema della prevenzione come primo campo di immediata iniziativa perché riteniamo si tratti di un elemento centrale della politica socio sanitaria a livello territoriale e che ha implicazioni su fenomeni che in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro sono purtroppo tristemente di attualità anche nelle cronache nazionali di questi giorni. A questo proposito, accanto ad alcune pre condizioni che riteniamo necessarie per il rilancio nel Lodigiano del Dipartimento di Prevenzione e che dipendono dal riordino regionale, ci sono quattro interventi che possono essere avviati subito ed in grado di fornire risultati concreti”.

1) Ripristinare la Dirigenza territoriale dei servizi del Dipartimento di Prevenzione e in particolare del servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, che ad oggi risulta smantellata: è necessario che le istituzioni (a partire dalle forze sociali, dalle istituzioni e dai Comuni) possano fare affidamento su interlocutori presenti e consapevoli della realtà locale, con i quali lavorare ad una pianificazione delle attività che sappia tenere conto delle peculiari caratteristiche di contesto.

2) Potenziare e diversificare le competenze specialistiche dedicate al settore della prevenzione: non solo recuperare le risorse perdute nelle figure di medici e tecnici della prevenzione, ma anche ingegneri, informatici, comunicatori, figure di raccordo con le Facoltà universitarie mediche e tecniche, per dare vita ad una struttura in cui tutte queste funzioni possano integrarsi efficacemente tra loro ed interagire con il sistema di prevenzione delle aziende previsto dalla legge.

3) Ricostruire un “sistema a rete” della prevenzione, che coinvolga i vari Dipartimenti interni delle strutture socio-sanitarie in un rapporto complementare con soggetti quali le organizzazioni sindacali, le associazioni datoriali, ARPA, INAIL, Ispettorato del Lavoro, Vigili del Fuoco, Camera di Commercio, enti locali ed istituzioni scolastiche.

4) Ripristinare il Comitato Provinciale previsto dalla Regione in applicazione dell’articolo 7 del Decreto Legislativo 81 del 2008 (Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro). Strumento previsto in ogni Provincia dalla normativa regionale in vigore, è la sede in cui concordare strategie territoriali comuni a tutti i soggetti della prevenzione; nel Lodigiano in passato era divenuto un “Osservatorio Prevenzione” con allargamento anche ad altri temi (produzione alimenti, ristorazione, commercio e servizi), dimostrandosi un efficace strumento di coinvolgimento nell’elaborazione di progetti comuni e di divulgazione/comunicazione sulla cultura della prevenzione, attraverso specifici tavoli di lavoro (rivolti in particolare alle Piccole e Medie Imprese, che più difficoltà hanno a realizzare efficaci interventi di prevenzione) e attività di comunicazione portata avanti con uno specifico portale autonomo, scomparso negli ultimi anni.

“Più in prospettiva, nell’ottica della riforma regionale, sarebbe inoltre opportuno ridefinire alcuni elementi di cornice del sistema della prevenzione, che ne costituiscono una premessa fondamentale - auspica Vallacchi - Si tratta innanzitutto di dimensionare il Dipartimento Prevenzione su un ambito provinciale, in coerenza con la sua mission di servizio territoriale, favorendone un rapporto costante con gli altri Dipartimenti Ats e con la medicina territoriale (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, consultori etc.). E’ poi indispensabile garantire l’unità delle funzioni di governo del sistema di prevenzione e di erogazione dei relativi servizi, perché la separazione di questi due momenti si è già rivelata controproducente, come per esempio ha evidenziato la gestione delle campagne vaccinali”.

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