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TUTTI HANNO DIRITTO DI ESPRIMERE OPINIONI

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Domenica 19 Maggio 2019

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"Ieri ho fatto visita a Rondine Cittadella della Pace, il piccolo borgo vicino ad Arezzo, dove da circa vent’anni è in atto un esperimento singolare: giovani provenienti da diversi Paesi in guerra accettano di “convivere” con i loro rispettivi nemici". 

L'ha ricordato il premier Giuseppe Conte. 

"Sono ormai oltre duecento i giovani - russi e ceceni, israeliani e palestinesi, bosniaci e serbi, e tanti altri - che hanno raccolto questa sfida e hanno vissuto in questo piccolo borgo della campagna aretina una esperienza di convivenza quotidiana, della durata di circa due anni, incentrata sulla maggiore conoscenza di sé e sul dialogo con l’“altro”, tanto più se “nemico dichiarato”. L’obiettivo dichiarato è offrire a questi giovani la possibilità di trasformare sé stessi, per poi, una volta rientrati nel proprio Paese di origine, trasformare la comunità in cui vivono, contribuendo per questa via alla riduzione dei conflitti armati e alla realizzazione del bene comune" ha detto Conte. 

"Questa piccola comunità ha già ottenuto un grande riconoscimento. Una loro iniziativa, Leaders for peace, è stata accreditata dall’ONU lo scorso dicembre 2018: è un appello rivolto a ciascuno dei Capi di Stato e di Governo dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite, con invito a sottrarre una cifra simbolica dal proprio bilancio della difesa per indirizzarla alla formazione di altrettanti leader globali in grado di intervenire nei principali contesti di conflitto del mondo, per promuovere lo sviluppo di relazioni sociali e politiche pacificate" ha ribadito il premier. 

"Ho conosciuto questi ragazzi lo scorso 19 febbraio: li ho ricevuti a Palazzo Chigi e ho ascoltato le loro storie, derivandone un confronto molto stimolante. Ieri, come avevo promesso, ho fatto loro visita e ho confermato l’impegno del Governo italiano ad aderire a questo appello dei Leaders for peace. Ho anche anticipato loro che scriverò ai leaders degli altri Paesi per invitarli a condividere questa iniziativa. La scelta di sottoscrivere l’appello non significa in alcun modo sconfessare l’operato dei nostri militari, né disconoscere la necessità che lo Stato disponga di forze armate ben equipaggiate. Né tantomeno significa prendere le distanze dalle molteplici iniziative di peacekeeping e di capacity building, che le nostre forze armate stanno da anni, meritevolmente, realizzando. Sono ben consapevole di quanto il lavoro dei militari, in patria e all’estero, svolto sempre con abnegazione e spirito di sacrificio, sia meritevole della nostra massima considerazione, anche perché queste nostre donne e questi nostri uomini, nel perseguire la stabilità e nel proteggere la pace, dimostrano non solo un’eccellente preparazione professionale ma anche grande sensibilità umana, qualità quest’ultima particolarmente apprezzata dalle comunità locali con le quali si ritrovano a operare. Consapevole dell’impegno profuso dai nostri militari e in ragione della profonda stima che nutro per loro, ho sempre dimostrato la vicinanza del Governo, cercando di essere presente dove essi prestano il loro generoso servizio e portando sempre il calore di un’Italia fiera e riconoscente. In questi mesi, ho visitato diverse aree di crisi. In occasione della mia visita in Iraq, ho espressamente riconosciuto che i militari, i quali operano in terre tanto distanti dalla Patria, sono “la manifestazione più avanzata della capacità italiana di intervenire all’origine dei problemi, usando come armi l’attitudine a costruire, supportare, formare e insegnare”. Nel mio viaggio in Libano, ho rivolto ai nostri militari queste parole: “Il vostro agire sempre in maniera imparziale e convincente, la vostra preparazione, il continuo supporto alle autorità locali e non ultimo la vostra costante presenza sul territorio sono la chiave di un successo unanimemente riconosciuto non solo dall’Italia ma da tutta la comunità internazionale. Come peacekeepers rappresentate un esempio di abnegazione, prontezza e dedizione al proprio lavoro”. Analoghi pensieri di stima e di riconoscenza per il ruolo svolto e l’impegno profuso ho indirizzato ai nostri soldati che ho incontrato in Afghanistan, in Libia, in Kuwait, nel Sahel, oltre che in patria. Ho anche visitato il Comando Operativo Interforze di Vertice Interforze e il Comando Operativo delle Forze Speciali e, da ultimo, ho partecipato alla recente dimostrazione di capacità “duali”, che le nostre Forze armate poche settimane or sono hanno tenuto a Pratica di Mare. In varie occasioni pubbliche, ho espressamente ricordato gli attestati di apprezzamento sull’operato dei nostri militari ricevuti da Capi di Stato e di Governo dei Paesi in cui sono presenti. E mi sono sempre dichiarato orgoglioso del loro prezioso lavoro, che contribuisce non poco alla migliore qualità delle relazioni con quei Paesi. Tutti hanno diritto di esprimere liberamente la propria opinione, di manifestare dissenso e critiche. Non posso però accettare che una mia frase estrapolata dal contesto della mia visita ieri a Rondine-Cit" ha concluso Conte.

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